I bambini piccoli, fin dalla nascita, hanno bisogno di ordine e di routine che scandiscano i momenti della giornata e che li aiutino a comprendere quello che accade attorno a loro, in un mondo nel quale si sono ritrovati con la nascita, da un momento con l’altro, e che non comprendono appieno.
Spunti pedagogici per imparare a gestire la tristezza
“Non è successo niente...”
“Non serve piangere!”
Quante volte hai detto queste parole al tuo bambino, quando è triste e piange? Sicuramente il tuo intento è di aiutarlo ad uscire da quella situazione che lo fa stare male, ma devi sapere che in realtà non lo stai aiutando davvero.
Una problematica molto comune all’interno delle famiglie è quella che riguarda il comportamento dei figli, che talvolta può risultare inadeguato. La prima cosa a cui alcuni genitori pensano in questi casi è “mio figlio ha un problema” e corrono immediatamente alla ricerca di un esperto (di solito uno psicologo) che vada a trattare il comportamento in questione. Altri genitori provano di essere più rigidi ed autorevoli, ricorrendo all’imposizione di regole, norme e punizioni.
Il Pedagogista non è un insegnante, non è una strana specie di psicologo ma è l’esperto dell’Educazione. Ha una laurea magistrale in Pedagogia e sicuramente nel suo curriculum ci sono tanti studi teorici ma anche moltissime esperienze pratiche come Educatore. Non si occupa solamente di bambini, ma anche di adulti. Non a caso, si parla di lifelong education: l’educazione coinvolge tutto l’arco della nostra esistenza.
La plastica, altamente inquinante, primeggia ahimè anche nelle camerette dei nostri bambini: infatti, la gran parte dei loro giocattoli sono fatti in plastica. Accattivanti, colorati, luminosi, magari anche tecnologici, ma pur sempre di plastica!
Alzi la mano chi, per tenere buono il proprio bambino, gli mette in mano un cellulare o un tablet? Quanti accendono la televisione per tenere occupato il piccolo?
Pur comprendendo le difficoltà dei genitori, che magari per stanchezza cedono alla tentazione e la richiamo degli schermi tecnologici (che sanno essere ottimi baby-sitter), non si possono chiudere gli occhi sugli effetti dannosi che questi possono avere sui bambini.
Uno degli aspetti della genitorialità che possono mettere parecchio in difficoltà padri e madri è il fatto di dire (o meno) la verità ai propri bambini. In particolar modo questo accade quando ci si trova in una situazione difficile o problematica, quale può essere ad esempio un lutto, una separazione, una malattia, una disabilità. I genitori si trovano nel dubbio: posso coinvolgere il bambino oppure è meglio tenerlo all’oscuro della questione? E se si sceglie di raccontare l’evento negativo al bambino, come fare? Essere il più possibile sinceri o “edulcorare” il discorso?