Bau o cane? Ciccio o carne?
Quale nome dare alle cose
Quando ci relazioniamo con un bambino piccolo, anche e soprattutto se neonato, istintivamente siamo portati a parlare in modo buffo, a modulare la nostra voce sui toni alti, a scandire bene le parole, ad accentare i vocaboli-chiave. Non c’è nulla di sbagliato in questo, non dobbiamo sentirci inadeguati o pensare che stiamo trattando il bambino come se fosse un po’ “tonto”: è un linguaggio spontaneo e naturalmente presente in quasi tutto il mondo che gli psicolinguisti chiamano motherese o baby talk, in italiano mammese o mammarese.
Questo particolare modo di parlare è estremamente importante perché cattura l’attenzione del bambino, che per natura è molto sensibile alle espressioni vocali e facciali, ma soprattutto alimenta il legame adulto-bambino e facilita l’apprendimento del linguaggio, che poi avrà una vera e propria “esplosione” intorno al secondo anno di vita. Man mano che il bambino cresce e diventa più capace, i genitori e gli adulti sono portati logicamente a modificare con gradualità il loro linguaggio, ad aumentare la lunghezza delle frasi e ad incrementare il numero di parole nuove.
Allo stesso tempo, il bambino che cresce “personalizza” il linguaggio che sta pian piano imparando ad usare e adotta parole che sostituiscono quella corretta, come ad esempio “bau” per cane, “ciccio” per carne, “mao” per gatto, “bua” per dire che si è fatto male, e molte altre parole (alcune davvero strane!). Anche questo è una fase normale e naturale del complesso processo di acquisizione del linguaggio e anche noi adulti ogni tanto possiamo utilizzare quelle strane parole per sentirci più vicini al bambino e al suo modo di parlare.
Tuttavia è meglio non esagerare, perchè il bambino deve imparare il nome corretto delle cose e non deve confonderle con quelle alternative che lui utilizza. Quindi il compito dell’adulto è utilizzare abitualmente le parole giuste per nominare le cose, parlare con un vocabolario ricco, espandere e migliorare le frasi sgrammaticate del bambino (ad esempio se il bambino dice “Bau andare” noi possiamo rispondergli “Sì, guarda, il cane sta andando via”) in modo da fornire un ambiente ricco e stimolante per una corretta acquisizione del linguaggio.
I vostri bambini quali parole “strane” dicono?
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