Un po' di sano egocentrismo
Tutti noi conosciamo la tipica espressione che un bambino tra i due ed i tre-quattro anni di età in genere ripete a non finire: “è mio!!!”. Espressione che può risultare fastidiosa e che può farci pensare che quel bambino sia proprio egoista ed egocentrico… ma anche questa è una delle tante tappe obbligate dello sviluppo e della crescita dei nostri bambini.
Perché "è mio"?
L’espressione linguistica “è mio”, secondo la prospettiva di Jean Piaget (famoso psicologo, biologo, pedagogista e filosofo svizzero), evidenzia la naturale e temporanea difficoltà del bambino di mettersi nei panni degli altri e di capire che questi ultimi possono avere un pensiero diverso dal suo. Da qui deriva l’incapacità dei bambini di giocare insieme, pur essendo molto attratti l’uno dall’altro; è complicato per loro giocare insieme e condividere i giochi, in quanto obbediscono ad alcune regole mentali tipiche dell’età:
- se lo vedo io, è mio;
- se è tuo e io lo voglio, è mio;
- se è mio, lo è per sempre.
Di conseguenza capita spesso che il bambino prenda un giocattolo dalle mani di un altro perchè lo vuole, che lo stringa tra le proprie e faccia di tutto perché non gli venga preso, succede che voglia portare a casa i giochi che trova all'asilo. Spesso si scatenano litigi con i coetanei e, conseguentemente, capricci e pianti.
Che cosa può fare l'adulto?
L'egocentrismo, come abbiamo detto, è un passaggio inevitabile e naturale dello sviluppo e l’adulto non deve quindi pensare che quel bambino sia antipatico, egoista o che non sappia stare con gli altri. Tuttavia, anche se si tratta di una fase normale, l'adulto non deve restare immobile di fronte al comportamento del bambino ma può e deve intervenire con un'azione educativa mirata per modellare tale comportamento e aiutare il piccolo ad allargare il proprio orizzonte mentale e sociale e, di conseguenza, imparare a stare e a giocare con gli altri.
L’asilo nido ad esempio, se lo si può scegliere, rappresenta una buona opportunità di sviluppo anche per le competenze sociali ma, in ogni caso, è necessario offrire al bambino frequenti occasioni di contatto con i coetanei con cui giocare e avere scambi anche conflittuali.
Nell'ambiente domestico è importante che ci sia uno stile di vita basato sulla collaborazione e sulla condivisione, per insegnare che le cose sono migliori se fatte insieme; è fondamentale insegnare la gentilezza e la capacità di ringraziare: gli oggetti si possono chiedere in prestito con cortesia e poi devono essere restituiti perché non ci appartengono.
Cosa ultima, ma non meno importante, mettiamo sempre in atto il rinforzo positivo: premiamo i comportamenti positivi e desiderati anziché punire quelli negativi e indesiderati.
E voi, come reagite quando il vostro bambino crede che sia tutto suo?
Per non perdere gli aggiornamenti puoi fare Like alla mia pagina Facebook Il Giardino Pedagogico.