I bambini dovrebbero essere coinvolti nelle attività culinarie il più presto possibile: per esempio, quando ancora stanno nel seggiolone, possono essere posizionati in cucina con noi adulti e possono osservarci mentre prepariamo i pasti. Allo stesso tempo, possono iniziare a giocare con gli alimenti, manipolarli, scoprirne il profumo e la consistenza, pasticciare, assaggiare, fare i famosi “travasi” da un contenitore all’altro con l’acqua o con la pastina, sentire i rumori che ci sono in cucina.
L’oggetto transizionale, che possiamo chiamare doudou, risulta importante per aiutare il bambino nella gestione del disagio dato dalla separazione dalla mamma e per sentirsi rassicurato. Il genitore dovrebbe quindi dare molta importanza a tale oggetto e non dimenticarlo mai in caso di viaggi, visite dal pediatra, inserimento al nido, primi giorni della scuola dell’infanzia.
Come educatrice e pedagogista, amante della lettura, credo fortemente nel valore dei libri e penso che la lettura e il racconto debbano entrare a far parte della vita quotidiana delle famiglie fin dalla nascita (o perché no anche prima!).
Succede a volte che un bambino non abbia voglia andare a scuola: piange, fa i capricci, dice di avere mal di pancia oppure mal di testa. Talvolta questi sintomi sono “inventati” (e sono una scusa per restare a casa), altre volte possono essere reali e quindi possono rappresentare una spia che ci dice che qualcosa effettivamente “non va”.
La scorsa settimana, nel post precedente, avevamo iniziato insieme un excursus attraverso alcune delle strategie che possono aiutare un insegnante a rendere la lezione più accattivante e creativa: il Cooperative Learning, il gioco, la lettura di ciò che piace (senza imporre libri noiosi!). Quali altre strategie possiamo mettere in campo con gli studenti?
Se un bambino o un ragazzo si annoia e non ha interesse verso la scuola è importante cambiare rotta: il docente realmente attento alla classe e alle necessità di ogni singolo alunno a lui affidato deve cambiare prospettiva e deve modificare il proprio modo di insegnare.
La noia generalmente è vista in modo molto negativo e spaventa moltissimo noi adulti: ci preoccupiamo in maniera esagerata che i nostri bambini si possano annoiare.
Ogni giorno i dati e le statistiche del nostro Paese ci confermano quanto sia difficile per una donna entrare nel mondo del lavoro e restarci, soprattutto dopo la nascita dei figli.
Le donne che riescono a mantenere il lavoro fuori casa, che va ad aggiungersi a quello domestico, si sentono spesso profondamente in colpa perché non riescono a dedicare ai figli tutto il tempo e tutte le attenzioni che vorrebbero dare loro.